Momenti di gloria

Mi è capitata tra le mani questa foto scattata tempo fa in occasione di un incontro genovese con il tenore Armiliato, mio compagno di liceo, tenuto presso la libreria Feltrinelli. Al di là del piacevole incontro personale, mi riporta alla mente quel pomeriggio in cui un certo numero di persone erano riunite nella sala dedicata agli incontri con autori o artisti. Quando sono arrivato, ho notato che la sala era quasi piena ma che alcuni posti erano ancora disponibili dalla parte opposta all’entrata.

L’incontro avrebbe dovuto essere presentato da un direttore d’orchestra e da un altro personaggio di cui non ricordo il ruolo, probabilmente uno scrittore appassionato di lirica. Ebbene, quando penso sia arrivato il momento di prendere posto, mi sono inoltrato nella sala con aria sicura, un lieve sorriso accennato e un plateale disinteresse per chiunque sia presente, puntando solo la poltroncina che avevo eletto come mio trono.

Faccio un passo e cala il silenzio. Faccio un secondo passo e inizia uno brusio in sala. Al terzo passo iniziano gli applausi di benvenuto e quasi tutti i presenti mi fissano con ammirazione manifestando il loro apprezzamento. Io continuo con i miei passi, visto che mi sono venuti bene e, invece di raggiungere il palchetto, mi dirigo verso l’agognata poltroncina.

Mi sono seduto e solo in quel momento mi sono guardato in giro e ho visto persone dall’aria smarrita che cercavano di riprendere un contegno guardando ovunque tranne che verso di me, fuggendo da una cantonata clamorosa in cui avevano scambiato me per chissà quale personaggio.

La gloria è durata poco ma me la sono goduta tutta. Fabio (Armiliato) è arrivato subito dopo trafelato perché, avendo sentito gli applausi, pensava di essere in ritardo all’appuntamento ma l’ho tranquillizzato: non gli avrei più rubato la scena.

Ero a Parigi

Ero a Parigi tra Citè e St. Germain, giusto dietro la libreria Shakespeare & Co. tutto impegnato nella mia attività preferita di respirare aria quando mi imbatto in una meravigliosa bancarella di libri proprio fuori da un più moderno negozio di libri. Ecco, si, le librerie moderne non si possono chiamare librerie ma negozi di libri. Comunque, ero più o meno al secondo giro del banco quando mi cade l’occhio su un ragazzo, uno di quelli lunghi e allampanati come fanno adesso, solo che questo stava fissando con interesse la vetrina del negozio.

Non c’è nulla di strano a fissare una vetrina ma quando questa attività dura da parecchi minuti, la cosa diventa sospetta. A meno che non mi sia imbattuto in Nembo Kid che sta leggendo un libro attraverso la copertina, penso che il ragazzo sia leggermente suonato. Poi ho un’illuminazione e capisco tutto. Seguo lo sguardo di lui e noto che si posa su un soggetto biondo con curve a posto e camminata eterea. Pericolosissimo.

Il mio istinto è stato quello di scuoterlo per farlo rinsavire ma ormai il danno era fatto. Allora, quando tutto sembrava perduto, mi avvicino e gli propongo un gioco. Gli dico: “Prendi dalla bancarella un vecchio disco 45 giri a caso”. Lui esegue con aria assente e mi consegna l’oggetto. Lo guardo con aria nostalgica e gli dico. Questa canzone dura tre minuti e venticinque secondi. Questo è il tempo che avrete tu e la ragazza per stare insieme, adesso.

Durante questo tempo il mondo si dimenticherà di voi, nessuno vi noterà, potrete fare tutto ciò che vorrete senza alcuna interferenza. Ma bada a non sprecare la fortuna.

Il tempo inizierà da quando incrocerete gli occhi per la prima volta, e in quel momento la vita sarà cambiata. Dipende da te.

Lui si volta a guardarmi, forse per la prima volta, e mi sorride. In quel momento capisco che per fortuna certi ragazzi non sono solo lunghi e allampanati ma anche intelligenti. Mi saluta in silenzio e va incontro alla ragazza, si guardano, il respiro si ferma, il mondo si ferma.

Ormai sono fuori dal mondo ma io posso vederli. E assisto all’unica cosa giusta da fare se si hanno a disposizione solo tre minuti e venticinque secondi: si abbracciano in silenzio.