La curvatura dello spazio

CurvaturaEcco una rara immagine di quando mi dedicavo alla curvatura dello spazio-tempo. Usavo uno strumento noto all’epoca come “palmare”, un oggetto dal peso ragguardevole, dimensioni imbarazzanti e funzioni mistiche che, talvolta, contemplavano lo scatto di una foto.

Naturalmente non si poteva parlare di fedeltà di immagine ma di libera interpretazione della realtà da parte dell’arnese infernale. Come potete constatare, non si è resa necessaria alcuna  postproduzione perché tutto si è svolto automaticamente: dopo aver premuto il pulsante di scatto senti dire: “Mo’ ci penso..”; tu immagini quindi, che lo scatto, per definizione, sia una cosa istantanea o comunque breve ma succede che, se non assecondi l’infido strumento, saltano fuori queste prodezze geometriche per cui capisci che per curvare lo spazio occorre tempo.

Edinburgo

EdinburgoDue sono i rifugi per chi gira Edimburgo. Uno, lussureggiate e discreto, si trova nei giardini all’ombra del castello, lontani dalle tentazioni dei pub di Rose St. I viali possiedono però una caratteristica bizzarra: vi sono le panchine pubbliche più deserte al mondo perché sempre bagnate. Se non per la pioggia, sono fradice a causa dell’umidità. Quindi, alla fine il pub resta il luogo di riposo per eccellenza sognando Momenti di gloria. Ecco perché adoro la pioggia.

L’uomo che ascolta i sogni

L'uomo che ascolta i sogniL’Uomo che ascolta i sogni si svegliò che era ancora buio con un nuovo pensiero regalatogli dalla notte: era un pensiero che profumava di mosto e legna arsa. Finalmente si è levato il Vento di Mezzanotte, pensò l’uomo chiudendo nuovamente gli occhi per non perdere l’immagine appena creata, un gesto abituale per fare sua un’idea catturata in quel mondo ineffabile al di là dei sensi che una mente allenata riesce a districare dal rumore dei mille pensieri.

Il sogno è una perla da cogliere, non importa se sia premonizione o suggestione, se combini esperienze e desideri del sognatore e l’Uomo che ascolta i sogni è un attento raccoglitore di perle; ha iniziato da piccolo con le fantasie da bambino e negli anni ha scoperto che il Vento di Mezzanotte, quando entra nella camera durante la mezza stagione porta con sé le storie migliori.

Così, insieme al mosto arrivò anche l’immagine di una vecchia cantina, i tini ripieni, i fiaschi allineati le damigiane impagliate, la cantabruna che attende paziente il suo momento. E il vento portò anche una voce di donna che canta e il sorriso del vecchio che la stava ad ascoltare rapito sognando di spillare il mosto con lei.

“Andrea, è pronto, vieni!”. Il canto si interrompe, sostituito dalla voce squillante che distoglie il vecchio dalle proprie fantasie e lo riporta al motivo per cui era sceso in cantina: prende una bottiglia particolare, affidando la scelta alla mano e all’istinto e risale in cucina dove ad attenderlo è un profumo di farina e uova reso leggermente acre dall’odore del ronfò acceso. A tratti si avvertiva anche un prorompente profumo del tocco che boffonchiava nella terracotta da ore.

Il vecchio prese una sedia impagliata sua coetanea e, sedendosi lentamente, iniziò a occuparsi della bottiglia, coccolandola e preparandola a essere stappata, come se per le bottiglie questo costituisse un trauma. Il cavatappi fu delicato col sughero e il piccolo suono che produsse fece voltare la signora che si sedette vicino al vecchio asciugandosi le mani nel grembiule.

Lui riempì due bicchieri con gesto lento, osservando il vino rubino che formava mulinelli scendendo. Porse un bicchiere alla Signora che canta incrociandone lo sguardo e insieme bevvero un sorso mentre l’Uomo che ascolta i sogni riaprì gli occhi e sorrise.