Mangiare, o non mangiare, questo è il problema:
se sia più nobile nella mente soffrire
colpi di forchetta e spiedi d’atroce cottura
o prender posate contro un mare di portate
e, opponendosi, por loro fine? Assaggiare, gustare…
nient’altro, e con un desio dire che poniamo fine
al dolor del ventre e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognar le tavole. Sì, qui è l’ostacolo,
perché in quel sonno di bramosia quali tavole imbandite possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio di concupiscenza
Ciò deve farci riflettere. E degustare.