Lettera a Babbo Natale

 

Caro Babbo Natale, probabilmente non ti ricorderai di me visto che è passato quasi un anno e sarai stato catturato dalla frenesia del tuo lavoro, però, nonostante tutto, cercherò di riportarti alla mente quello che è successo e che mi ha reso protagonista di una storia che a pensarci ora mi mette ancora i brividi.

Tutto è successo intorno alla metà di dicembre dello scorso anno quando Cecilia, la gatta di casa, ritenendo di essere stata una gatta per bene per un anno intero, ha pensato di scriverti la classica letterina esprimendo i propri desideri. Essendo gatta di buona famiglia, immagino non abbia avanzato richieste esose rendendoti la vita impossibile ma solo piccole e semplici cose, tra le quali… Me.

Si, caro Babbo, io sono Tobia, il piccolo topo che hai scelto per accontentare i desideri di Cecilia e che hai proditoriamente prelevato dal suo mondo impedendogli di proseguire la sua placida esistenza di roditore per catapultarlo in una realtà da incubo.

Tutto è successo repentinamente una notte in cui stavo allegramente sgranocchiando qualcosa in dispensa. All’improvviso si è levato un turbine intorno a me e quando si è placato mi sono ritrovato nel tuo reparto imballaggio, pronto per essere impacchettato e spedito. Non sapevo che il cuore potesse battere così velocemente e gli occhi strabuzzare fuori dalle orbite in tal modo!

Gli elfi, senza un minimo di riguardo mi hanno inscatolato, fasciato, legato e applicato l’indirizzo di destinazione senza neanche mettere nella confezione qualcosa da sgranocchiare per il viaggio. La mia dignità di topo è stata calpestata senza ritegno.

Per fortuna il viaggio è durato poco e non ho patito il mal d’aria. Solo qualche brivido quando sono precipitato giù per il camino. Non ti dico la noia mortale e la fame sofferta durante l’attesa che scoccasse la mezzanotte. Ma finalmente è giunta e in uno strepito generale e uno sconquassamento causato dalla frenetica ricerca del pacchetto giusto sono stato a lungo sballottato finché la quiete è calata sotto l’albero. Io ero ancora nella scatola ma tutto intorno era ormai in silenzio.

Iniziavo già a disperare che mi avessero dimenticato quando all’improvviso i miei baffi hanno avvertito qualcosa di strano, quasi un pericolo incombente aleggiare intorno. Poi un colpo alla scatola, due, tre! Infine la luce si è fatta strada attraverso le fessure e l’ultimo colpo ha creato un varco sufficiente a farmi uscire. Finalmente!

Con aria circospetta metto il muso fuori dalla scatola e mi guardo intorno. Sembra tutto tranquillo.. quasi quasi esco… mi sgranchisco un po’ quando sento una voce che non dimenticherò mai:

“Checcariiiiinooooo”!!

Io divento all’istante una palla di pelo e un odore di paura si diffonde nella stanza, cerco velocemente un luogo dove nascondermi mentre il panico mi cattura. Cerco di rientrare nella scatola ma la fessura mi tradisce e riesco solo a mettere dentro il muso mentre il mio rotondo posteriore si dimena inutilmente all’esterno con le zampe posteriori  che annaspano l’aria.

Mi sento preso delicatamente per la coda, cosa che generalmente mi imbarazza non poco, e trasportato dondolante verso una cesta dove vengo adagiato. Qui cerco di riprendermi e darmi un tono ma la gatta non perde tempo e in un frastuono di fusa mi dice:

“Dai, giochiamo! Tu scappa che io ti prendo”!

Andiamo bene, mi sono detto, e ora cosa faccio? Mi sono messo a correre. E lei dietro…

Caro Babbo Natale, non voglio dilungarmi perché penso che ormai tu abbia capito chi sono e io non ho molto tempo per scriverti prima che Cecilia mi trovi nel nuovo nascondiglio che ho ideato. Dopo un anno passato con lei, ora ho io un desiderio da esprimere e so che se hai un cuore lo esaudirai.

Durante le mie fughe nei giorni scorsi, percorrendo a perdifiato il solito muraglione, ho trovato per la prima volta il cancello spalancato e d’istinto mi sono infilato nel cortile. Stranamente Cecilia non mi ha seguito e la cosa mi ha sorpreso finchè non ho letto il cartello che diceva: “Canile Comunale”.

Probabilmente la tua mente vulcanica avrà già capito dove voglio arrivare e ti assicuro, provo molta pena per il malcapitato che tu sceglierai, inscatolerai, fascerai, legherai e spedirai senza alcun riguardo all’indirizzo della mia amica gatta, però è proprio questo che ti chiedo come regalo di Natale. Un bel cagnolotto vispo e intraprendente che faccia fare a Cecilia la stessa vita che lei ha fatto fare a me per un anno intero.

Confidando che il mio desiderio sia esaudito, ti auguro buon lavoro e un felice anno. Io da Santo Stefano in poi, sarò un topo felice.

Con affetto, tuo

Tobia.